frequenti errori di pensiero Ilaria Agnelli psicologa

I più frequenti errori di pensiero, quali sono?

Errori di ragionamento, errori di pensiero, errori cognitivi, distorsioni cognitive o bias, se usiamo il termine anglosassone, sono tutti termini con i quali si indica una distorsione nel modo in cui viene elaborata l’informazione.

Come abbiamo visto nell’articolo “Gli errori di ragionamento”, questi errori sono dei passi falsi nel modo di pensare che ognuno di noi compie di tanto in tanto. Esattamente come un virus impedisce ad un computer di elaborare correttamente le informazioni, allo stesso modo gli errori di pensiero ci impediscono di valutare correttamente le nostre esperienze.

Vediamo di seguito, alcuni tra i più comuni errori di pensiero:

  1. Catastrofizzare: significa immaginare che da un evento negativo di scarsa importanza abbia origine ogni sorta di disastro.
  2. Pensiero tutto o nulla (anche detto pensiero dicotomico, pensiero bianco o nero, o pensiero polarizzato): significa valutare gli eventi in modo estremo, o totalmente positivo o totalmente negativo, tipo buono/cattivo, bianco/nero, sicuro/pericoloso, on/off, ecc., senza considerare sfumature o vie di mezzo.
  3. Predizione del futuro: tendenza a prevedere gli eventi futuri, solitamente in modo negativo, dandoli per scontato, anche se non esistono evidenze a riguardo.
  4. Lettura del pensiero: tendenza a presumere i pensieri, i sentimenti e le intenzioni degli altri, pur non avendone le prove.
  5. Ragionamento emotivo: tendenza a considerare le emozioni come un’inequivocabile prova di come stanno le cose, cioè credere che quello che si prova emotivamente sia assolutamente vero. Il problema dell’assumere le nostre emozioni come dati oggettivi è che ci impedisce di cercare informazioni contrarie o addirittura informazioni in generale.
  6. Ipergeneralizzazione: è l’errore che ci conduce a trarre conclusioni generali da uno solo o da pochi eventi. Quando ci scopriamo a pensare “sempre”, “mai”, “la gente è …” oppure “il mondo è …”, probabilmente stiamo ipergeneralizzando, cioè stiamo giungendo a conclusioni generali che non tengono conto di tutti i dati a nostra disposizione.
  7. Etichettatura: è una forma estrema di generalizzazione in cui valutiamo noi stessi, gli altri e il mondo, estremizzando un’unica qualità, di solito negativa. “Sono senza valore”, o “inadeguato”, gli altri “sono incapaci” o “falliti”, il mondo è “insicuro” o “totalmente ingiusto”. Etichettare è un errore che ci porta a categorizzare cose troppo complesse e in continuo cambiamento per un’unica definizione. Quando etichettiamo non consideriamo le diverse sfumature.
  8. Accampare pretese: significa avere pensieri e credenze che contengono parole come “devo”, “dovrei”, “bisogna”, “è necessario”, ecc. Questi pensieri e queste credenze spesso sono causa di problemi, in quanto estremi e rigidi. La mancanza di flessibilità in ciò che pretendiamo da noi stessi, dagli altri e dal mondo non ci permette di adattarci nel modo migliore alla situazione presente. Se possediamo rigide pretese su come le cose “dovrebbero essere”, ci esponiamo facilmente a reazioni emotive esagerate quando la vita non va come vorremmo.
  9. Filtro mentale (o attenzione selettiva o astrazione selettiva): è l’errore che ci fa prestare attenzione ad un solo aspetto o ad un solo dettaglio, più spesso negativo che positivo, trascurando di considerare la visione d’insieme. Cadiamo nell’errore del filtro mentale, quando poniamo attenzione soltanto alle informazioni che concordano con le nostre credenze e con i nostri pensieri, senza permetterci di confutarli. Il fatto che poniamo la nostra attenzione soltanto su alcuni aspetti per lo più negativi, non vuol dire che non ce ne siano altri anche di positivi, tuttavia, con questo tipo di errore ci precludiamo la possibilità di vederli.
  10. Svalutare le cose positive (o sminuire il positivo, o esclusione del positivo, o minimizzare e ingigantire): è la tendenza a svalutare gli aspetti positivi, riducendoli al minimo, e a concentrarsi solo sugli aspetti negativi, esagerandoli, così che alla fine la situazione appare più negativa di quanto sia in realtà. Questo errore ci porta a trasformare nella nostra testa qualità, azioni, esperienze e situazioni che ci riguardano in qualcosa di neutrale o addirittura negativo; a svalutarle o squalificarle in modo irragionevole, anche in presenza di prove indiscutibilmente positive e a mantenere credenze negative su di noi.
  11. Bassa tolleranza alla frustrazione: è l’errore che ci fa credere che quando una cosa è difficile da tollerare, allora è “intollerabile”. Questo modo di pensare porta ad ingigantire il disagio e a non tollerarlo neanche temporaneamente, quando, invece, sarebbe nel nostro interesse farlo in virtù di un beneficio a lungo termine, oppure a rimandare il disagio, procrastinandolo. Alcune situazioni sono sicuramente spiacevoli, ma possiamo sopportarle. Convincerci che non possiamo sopportare qualcosa ha due effetti: ci porta a fissarci maggiormente sul disagio che stiamo provando e ci induce a sottostimare la nostra capacità di fronteggiare questo disagio. Molte cose sono senza dubbio difficili da tollerare, ma definirle “intollerabili” spesso le rende più pesanti di quanto non siano realmente.
  12. Personalizzazione: è l’errore che ci induce ad interpretare gli avvenimenti come se fossero correlati personalmente a noi e a trascurare altri fattori, che, invece, aiuterebbero ad interpretare la situazione in maniera più efficace e realistica. La personalizzazione può farci cadere nell’errore di pensare che tutto quello che gli altri dicono o fanno sia la conseguenza di qualche nostro personale aspetto negativo, per cui è probabile che ci si possa sentire feriti. Può, inoltre, far attribuire a noi stessi la colpa di cose negative che accadono agli altri e farci credere responsabili dell’infelicità altrui. Questo errore di pensiero ci fa credere di essere il centro dell’universo e pensare che quello che accade sia sempre colpa nostra, in quanto ci fa smettere di cercare spiegazioni alternative che abbiano poco o nulla a che fare con noi.

 

Bibliografia

Castelfranchi, C., Mancini, F., Miceli, M., (a cura di), (2002). Fondamenti di cognitivismo clinico. Bollati Boringhieri, Torino.

Perdighe, C., & Mancini, F., (a cura di), (2008). Elementi di psicoterapia cognitiva. Giovanni Fiorini Editore, Roma.

Willson, R., & Branch, R., (2009). Il benessere della mente con la Terapia Cognitivo Comportamentale per negati. Oscar Mondadori, Milano.

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.