La Schema Therapy è un approccio terapeutico integrato in cui si stanno formando ormai molti psicoterapeuti cognitivo comportamentali. Essa integra oltre ad elementi della terapia cognitivo comportamentale, anche elementi della Gestalt, della psicoanalisi, della teoria dell’attaccamento, della terapia costruttivista e della psicoterapia focalizzata sulle emozioni.
Tale approccio nasce e si sviluppa negli Stati Uniti intorno agli anni ’90 ad opera di Jeffrey Young.
In termini generali la Schema Therapy spiega la sofferenza psicologica come la conseguenza di Bisogni Emotivi Primari non soddisfatti.
Tutti noi nell’infanzia abbiamo bisogno di avere soddisfatti alcuni essenziali e universali Bisogni Emotivi Primari. In particolare abbiamo bisogno di fare esperienza di una “base sicura”, ovvero di una figura di attaccamento capace di darci sicurezza, protezione, stabilità, vicinanza, sostegno emotivo e di farci sentire accettati attraverso una validazione empatica e amorevole dei nostri bisogni, senza trascurare di dare anche limiti realistici sia ai nostri comportamenti che alle nostre emozioni.
La figura di attaccamento, assolvendo ad un’importante funzione di contenimento e regolazione emotiva, ci permette di interagire con gli altri e con il mondo esterno in modo equilibrato e rispettoso, rendendo più probabile l’esperienza di essere accettati anche socialmente.
Bisogni Emotivi Primari
-Attaccamento sicuro, accettazione, cura; -Autonomia, competenza, senso di identità; -Limiti realistici e autocontrollo; -Libera espressione di bisogni emotivi; -Spontaneità e capacità di giocare. |
Quando questi Bisogni Emotivi Primari non vengono soddisfatti si vivono delle esperienze dolorose e difficili da gestire, soprattutto perché prodotte da chi avrebbe dovuto prendersi cura dei nostri bisogni e proteggerci per non farci sentire soli e spaventati. L’informazione dell’esperienza dolorosa viene organizzata in uno schema che la rende prevedibile e, attraverso una strategia difensiva, ovvero, un mode di coping, fronteggiabile.
In questo modo, sebbene non riusciamo ad eliminare in modo completo e definitivo il dolore provato in seguito al mancato soddisfacimento di uno o più Bisogni Emotivi Primari, riusciamo tuttavia a ridurre l’intensità dell’esperienza dolorosa e del malessere che ne deriva, attraverso comportamenti difensivi o mode di coping.
I mode di coping, in altre parole, sono la soluzione migliore che abbiamo trovato per ridurre il dolore derivato dalla previsione del verificarsi del contenuto racchiuso nello schema, in Schema Therapy definito Schema Maladattivo Precoce (MPS).
Quest’ultimo si sviluppa nell’infanzia e con lui anche lo stile di coping per fronteggiarlo, ma ad alcune condizioni o in alcune circostanze, si riattiva in maniera automatica anche in età adulta, solitamente con lo stesso stile di coping.
In questo modo lo schema e la risposta di coping ad esso associata diventano maladattivi, poiché impediscono alla persona di riconoscere, sentire e soddisfare i propri bisogni. Lo scopo principale della Schema Therapy, pertanto, è quello di aiutare il paziente adulto a soddisfare i propri bisogni, anche quando questi non sono stati soddisfatti nel passato, attraverso l’interruzione dell’auto-perpetuarsi dello Schema Maladattivo Precoce e della risposta di coping associata.
Bibliografia
- Arnould, A., & Gitta, J., (a cura di Carmelita, A.), (2013). Schema Therapy in Azione: teoria e pratica. Istituto di Scienze Cognitive Editore, Sassari.
- Raffaeli, E., Bernstein, D., Young, J., (a cura di Carmelita, A.), (2013). Schema Therapy. Fondamenti di base e differenza della Terapia Cognitiva. Istituto di Scienze Cognitive Editore, Sassari.
- Young, J. E., Klosko, J.S., Weishaar, M. E., (edizione italiana a cura di Carrozza, A., Marsigli, N., Melli, G.), (2007). Schema Therapy. La terapia cognitivo-comportamentale integrata per i disturbi della personalità. Eclipsi, Firenze.
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